Travolti da un insolito destino in un buio mare di Gennaio (semicit.)
Siamo dei predestinati?
E’ il destino che ha procurato il disastro marittimo e ambientale sul nostro litorale?
Il profilo di una bestia lunga 100 metri appoggiata su un fianco a poche decine di metri dalla spiaggia massese rappresenta il simbolo della resa, della stanchezza di un modello che nulla può contro la forza eterna della natura. Un animale ferito, stanco, che cede e si ferma mostrando a tutti quanto il proprio tentativo di sfidare “madre terra” sia terribilmente terminato con una sconfitta. Un tentativo predestinato?
Una nave che è tornata a solcare i mari dopo che circa un anno e mezzo fa fu fermata dalla guardia costiera di Genova perché furono“ identificate 12 deficienze di cui 7 particolarmente gravi tra cui alcune criticità al motore principale, agli equipaggiamenti di emergenza, struttura nave, nonché la sicurezza dell’equipaggio e il sistema di gestione della sicurezza”1; una nave che batte bandiera Cipriota, paradiso fiscale e non solo2 , ma di proprietà di una società italiana, Sea Commander srl di Chioggia; una nave che fa parte di una flotta impegnata nella costruzione della chiacchierata Diga di Genova finita sotto il mirino dell’Autorità Nazionale Anticorruzione3 e diventata oggetto di forti critiche per la sua sostenibilità ambientale, economica e finanziaria.4
Il suo compito è quello di caricare la graniglia sottratta alle Alpi Apuane per essere utilizzata nelle opere di riempimento della costruzione della Diga del porto di Genova.
Il suo profilo che in questo ore taglia l’orizzonte, con le migliaia di tonnellate di detriti che stanno in bilico su quelle onde di libeccio che flagellano i suoi fianchi, sembrano narrare un destino preciso?
Una nave in rada con il suo carico di Apuane ridotte in graniglia in stiva, l’ennesimo, pronta ad alimentare un progetto criticato ambientalmente, un progetto oggetto di indagine dell’anticorruzione nazionale, toccato dallo scandalo “Toti” ( il cui destino ha fatto nascere nel solito luogo del naufragio); un naufragio sulla spiaggia che subisce l’erosione determinata dalla struttura portuale dove questa nave ha caricato la graniglia e le terre Apuane; il possibile danno ambientale per lo sversamento di idrocarburi, di fonte di energia fossile causa dei cambiamenti climatici che a loro volta sono alla base dell’accelerazione dell’erosione costiera.
Destino?
Insomma un Dio Libeccio che pare non sopporti tutto questo e abbia deciso di lanciare un segnale forte.
A tutti i curiosi ha mostrato cosa sia effettivamente l’estrazione del marmo in Apuane: non arte, non statue, ma graniglia che riempie vuoti nelle infrastrutture ambientalmente discutibili che si intrecciano con indagini per corruzione e favori politici.
Ha riportato quelle Apuane ridotte in graniglia sul fondale dove 200 milioni di anni fa erano nate, in quel mare che, stravolto dall’orogenesi, si è trasformato poi in alte vette, in montagne severe, che l’uomo prova a stuprare ogni giorni fregandosene della distruzione che produce, acciecato dal profitto.
Ha messo in evidenza l’insostenibilità “patriottica” di aziende italiane che possiedono navi battenti bandiere di stati paradisi fiscali, dove non si pagano imposte, dove si possono nascondere traffici poco chiari.
Ha punito il “negazionismo climatico”, il “terrapiattismo ambientale”, con l’ennesimo disastro: nonostante i media continuino a parlare di “maltempo”, “bombe d’acqua”, Dio Libeccio ha messo in chiaro come stanno le cose.
Il modello che seguiamo è insostenibile e basta che una sera mi agiti un po’ di più e tutto salta, tutto torna alla sua origine, al rispetto degli equilibri naturali.
Sembra dire ad alta voce.
Dio Libeccio si placherà, le onde spariranno, ma quel relitto (oramai è così) per un po’ (speriamo il meno possibile) turberà i nostri sguardi a monito di quello che stiamo facendo. Non è stato stavolta uno sgarbato “inchino”, ma l’avidità ad adagiare su un fianco un colosso di 100 metri di lunghezza. Il Leviatano è lì, davanti a noi.
Non travolti da un insolito destino come Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, non predestinati in balia del fato, ma responsabili delle nostre azioni.
G7047
https://www.shippingitaly.it/2023/02/23/fermata-a-genova-la-nave-che-trasporta-gli-scarti-di-marmo-per-il-ribaltamento-a-mare-del-cantiere-di-sestri/?fbclid=IwY2xjawIGvElleHRuA2FlbQIxMQABHURKEHDAQ5NA3O_xv4sfAkUrj0y082fZiXIci81M2NbLC2alsT3vyDAkSg_aem_xD3dSDfihtvliRlCuLrIxA
https://www.liberainformazione.org/2020/12/01/cipro-paradiso-fiscale-e-centro-del-riciclaggio-anche-delle-mafie/
https://www.ansa.it/liguria/notizie/2024/03/27/-diga-genova-toti-stop-per-vizio-forma-non-sostanza-_d66d7e94-4cb6-4055-a97f-d41a75af6a12.html
https://valori.it/inchiesta-genova-diga-bei/